Rimorso
L’emozione di questa settimana è rimorso.
Mi sto sentendo tormentato dentro perché ritengo di aver fatto un’azione sbagliata e desidero rimediare per ritrovare la serenità.
COSA CI SPINGE A FARE?
Il rimorso è un sentimento di tormento interiore che proviamo quando ci rendiamo conto di aver fatto qualcosa che riteniamo sia sbagliato e che ci fa sentire in colpa. Non siamo sereni, ci sentiamo inquieti e insoddisfatti e ci arrabbiamo con noi stessi.
Ci sentiamo tristi e proviamo disgusto per quanto abbiamo fatto. Questo ci spinge a cercare di rimediare all’errore che abbiamo commesso e a provare empatia verso chi abbiamo ferito. Magari anche perché abbiamo paura di essere scoperti ed essere puniti.
LA STORIA DI GIULIA
Giulia, una giovane chef appassionata di cucina, aveva finalmente ottenuto un posto come aiuto chef presso il ristorante di Matteo. Nonostante lui la trattasse sempre con rispetto e le offrisse opportunità di apprendimento, nel profondo del suo cuore Giulia nutriva un senso di insoddisfazione. Le pareva di non ricevere la giusta attenzione e riconoscimento che sentiva di meritare. Col passare del tempo, quella delusione si trasformò in un sentimento più oscuro: l’invidia.
Giulia iniziò a confrontarsi costantemente con Matteo, analizzando ogni aspetto del suo lavoro e cercando punti deboli da criticare. Ogni volta che vedeva il successo di Matteo, si sentiva sempre più piccola e inadeguata. L’invidia cresceva dentro di lei come un’ombra persistente.
Un giorno, durante una cena importante al ristorante, Giulia fu incaricata di preparare la zuppa di pesce. Mentre mescolava gli ingredienti, l’invidia e il risentimento covati le suggerirono un’idea malvagia. Un pensiero le attraversò la mente: “E se sabotassi questo piatto? Se la zuppa fosse inaspettatamente speziata, potrebbe mettere Matteo in una situazione imbarazzante.”
Così, Giulia prese la decisione sbagliata. Aggiunse una quantità eccessiva di spezie alla zuppa di pesce, trasformandola in qualcosa di praticamente immangiabile. Quando i piatti furono serviti ai clienti, la delusione fu palpabile. Gli sguardi di disgusto e le lamentele dei commensali riempirono l’aria.
Tuttavia, poco dopo l’incidente, Giulia si ritrovò a riflettere su ciò che aveva fatto. Una sensazione di malessere e rimorso iniziò a insinuarsi dentro di lei. Capì che quel gesto non solo aveva danneggiato il ristorante e la reputazione di Matteo, ma aveva anche intaccato la sua stessa integrità. Si rese conto che l’invidia e l’azione di sabotaggio non l’avevano portata da nessuna parte, se non a sentirsi ancora più insoddisfatta e colpevole.
Il rimorso si fece strada dentro di lei con forza. Sentiva quel tormento interiore, quel desiderio di rimediare all’errore commesso. Aveva agito impulsivamente, senza considerare le conseguenze a lungo termine. Ora, la serenità che aveva sperato di ottenere sabotando Matteo sembrava un miraggio lontano.
Giulia sapeva che doveva fare i conti con le sue azioni. Si avvicinò a Matteo e gli confessò tutto. Gli spiegò la sua invidia, il senso di inadeguatezza che aveva provato e l’azione di sabotaggio che aveva messo in atto. Era profondamente pentita e pronta ad affrontare le conseguenze.
La reazione di Matteo sorprese Giulia. Invece di arrabbiarsi o licenziarla immediatamente, lui la guardò con compassione. Le spiegò che tutti hanno momenti di inadeguatezza e invidia, ma che ciò non giustifica azioni negative. Invece di punirla, le offrì una seconda possibilità. Le disse che il vero coraggio sta nel riconoscere i propri errori e cercare di porvi rimedio.
Da quel giorno in poi, Giulia imparò una lezione preziosa. Il rimorso non era solo un tormento interiore, ma anche una spinta a diventare una persona migliore. Aveva imparato che l’invidia e l’impulsività non portano mai a nulla di buono. E mentre non avrebbe mai potuto cancellare quello che aveva fatto, poteva lavorare per guadagnare il rispetto di se stessa e degli altri attraverso le sue azioni future.
Si mise a lavorare sodo e, anziché lasciarsi sopraffare dal senso di colpa, utilizzò quell’emozione per guidarla verso il cambiamento e l’auto-miglioramento.
Con il passare dei mesi, Giulia lavorò sodo per diventare una chef ancora migliore. Approfittò del periodo di chiusura del ristorante per studiare nuove tecniche, chiese consiglio a Matteo e ad altri colleghi esperti e affinò le sue capacità. Quando il ristorante riaprì, i piatti erano eccellenti e il servizio impeccabile. I clienti erano entusiasti e Giulia finalmente ritrovò la serenità che aveva cercato.
Il suo desiderio di rimediare all’azione sbagliata la rese una chef di successo, dimostrando che il rimorso può trasformarsi in una spinta positiva se utilizzato come motore di crescita personale.
L’UTILITà EVOLUTIVA DEL RIMORSO
Immagina una tribù di uomini dell’antichità che dipende dalla caccia per procurarsi il cibo. Un giorno, uno dei membri della tribù va a cacciare e, invece di condividere la sua preda con gli altri, decide di nascondere una parte del cibo solo per sé.
Dopo qualche tempo, gli altri membri della tribù si accorgono che c’è meno cibo disponibile del solito e iniziano a chiedersi cosa sia successo. Il cacciatore che ha tenuto il cibo per sé inizia a provare un senso di disagio e tristezza, perché sa che ha fatto qualcosa di sbagliato e che ha danneggiato il gruppo.
Quella notte, durante il raduno intorno al fuoco, il cacciatore confessa ciò che ha fatto e chiede scusa per il suo comportamento. Prova un forte senso di rimorso e vuole fare ammenda per il suo errore. Gli altri membri della tribù accolgono la sua confessione e lo perdonano, ma gli chiedono di essere più onesto e condividere equamente il cibo in futuro.
Da quel momento in poi, il cacciatore impara la lezione e diventa più attento a condividere le risorse con gli altri membri della tribù. Il suo senso di rimorso lo ha spinto a riflettere sulle conseguenze del suo comportamento e a prendere misure per evitare che ciò si ripeta. Questo ha contribuito a mantenere l’armonia e la cooperazione all’interno della tribù, aiutando tutti a sopravvivere e prosperare insieme.
Il senso di rimorso ha aiutato gli uomini dell’antichità a sopravvivere perché li ha spinti a imparare dagli errori e a migliorare il loro comportamento.
Quando provavano rimorso per aver fatto qualcosa di sbagliato, tendevano a evitare di ripetere quel comportamento negativo in futuro, il che li aiutò a mantenere relazioni sociali più stabili e a evitare situazioni pericolose.
Inoltre, il rimorso li spingeva a cercare di rimediare alle loro azioni sbagliate, favorendo il perdono e la riconciliazione con gli altri. In questo modo, il rimorso contribuì a favorire la coesione sociale e la sopravvivenza della comunità.
APPROFONDIAMO
Il termine “rimorso” deriva dal latino medievale “remordere” e letteralmente significa “mordere di nuovo” e rappresenta il dolore ed il tormento della consapevolezza di aver fatto o causato del male a qualcuno. Questo tormento viene da dentro di noi, è un sentimento che nasce dal profondo e ci tocca l’animo. E’ associato al senso di colpa e al pentimento e ha come grandi protagoniste la coscienza e l’empatia.
È una forma di autocritica che ci fa prendere coscienza delle nostre azioni e delle loro conseguenze, portandoci a riflettere sulle nostre scelte passate.
Può trattarsi di un evento specifico del passato che continua a tornare alla mente al pari di un’esperienza traumatica, o di una sequenza di errori e fallimenti con cui ci ritroviamo a fare i conti ogni giorno. Il tutto, aggravato dal sentirsi irrimediabilmente responsabili. Capita talora che il dolore provocato dal rimorso sia in qualche modo offuscato da un’intensa rabbia che proviamo verso noi stessi per le nostre scelte sbagliate.
Se ad esempio, pensando di giocare, solleviamo il nostro cagnolino prendendolo per le zampe anteriori e lo sentiamo guaire con un “cai, cai” di dolore, proveremo un senso di rimorso perché capiremo che il nostro comportamento ha fatto male al nostro amico a quattro zampe. Il rimorso ci fa sentire dispiaciuti per il dolore che abbiamo causato all’animale, e ci spinge a trattarlo con più gentilezza e attenzione in futuro.
In questo esempio, il rimorso svolge una funzione utile. Ci aiuta a imparare dai nostri errori, a prenderci cura delle nostre relazioni e a evitare di fare nuovamente qualcosa di sbagliato. Questo modo di riflettere sulle tue azioni ci rende una persona più empatica e responsabile, e contribuisce al mantenimento di legami positivi con gli altri.
Come agisce il rimorso?
Il rimorso fa in modo che non possiamo smettere di pensare alla “brutta cosa” che abbiamo fatto. Così, risveglia in noi un disagio che, a poco a poco, va crescendo.
Quando proviamo il rimorso, è come se un “piccolo maestro” dentro di noi, ci dicesse: “Hey, hai commesso un errore, ma non preoccuparti! Ora che lo sai, puoi imparare da esso e non farlo di nuovo. Questo ti aiuterà a diventare una persona migliore e a fare scelte più sagge in futuro.”
Ognuno di noi ha un suo codice di comportamento morale, in cui è codificato ciò che intendiamo per bene e per male, e vi si trovano anche indicazioni di un “comportamento modello” da seguire, al fine di essere retti e non avere quindi rimorsi.
Il rimorso ci fa pensare: “Se solo avessi fatto una scelta diversa, la mia vita sarebbe migliore ora.” Ma è comunque importante capire che le scelte del passato sono state fatte con ciò che sapevamo allora e come vedevamo il mondo in quel momento. Non dobbiamo essere duri con noi stessi per gli errori del passato, ma capire che fanno parte della nostra storia.
Il rimorso è un sentimento a due facce:
una rivolta al passato, all’azione spiacevole che è stata compiuta;
l’altra rivolta al futuro, ad un’azione che ci sentiamo in dovere di fare, a delle scuse che vorremmo presto pronunciare, a un rimedio che vorremmo subito realizzare.
Ciò che caratterizza il rimorso è il tormento che si prova, cioè l’ «Animi dolor ac detestatio de peccato commisso». Il rimorso, pertanto, viene dal di dentro, dalla propria coscienza, e non dal di fuori: «Ecco pronto il castigo: l’agitazione di un’anima piena della sua colpa. E il colpevole può essere al sicuro, ma in pace mai.»
Chi prova rimorso, non si limita solo ad avvertire un tormento, come accade per esempio col rimpianto, ma sente l’urgenza di rimediare all’errore che ha commesso.
Dobbiamo tener presente che tutti commettiamo errori e che il rimorso è una parte normale dell’esperienza umana. Analizziamo a mente fredda le nostre esperienze e cosa ci ha fatto prendere le decisioni che abbiamo preso. Siamo più gentili con noi stessi e apprezziamo anche gli errori che abbiamo fatto, perché ci hanno portato dove siamo ora.
Quello che è importante è perdonarci, accettare il rimorso e usarlo per rimediare ai nostri errori ed impare a diventare persone migliori facendo scelte più sagge e consapevoli in futuro. Se invece, non riusciamo a perdonarci e ad andare avanti, il rimorso può diventare paralizzante e autolesionista.
La prossima settimana troverete una nuova emozione. Non ci si annoia mai!
Per oggi è tutto.
A presto e alla prossima.