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Tre Passi per Ritrovarsi

di Flavio Bordoni | Nov 28, 2025 | Uncategorized

Quando Luca chiudeva il portatile la sera, sentiva sempre di lasciare in sospeso una scia di pensieri, come fili elettrici che continuavano a vibrare anche a corrente staccata. Per anni aveva creduto che la produttività fosse una questione di resistenza: lavorare di più, stringere i denti, non fermarsi. Ma quella strategia, con il tempo, gli aveva lasciato addosso una stanchezza densa, quasi fisica, come un mantello difficile da togliere. Finché, una sera d’inverno, decise di provare un’altra strada: qualcosa che parlasse più di qualità che di quantità. Così nacque la sua routine serale in tre step, semplice come un respiro.

Il primo lo chiamò Riflettere. Era un piccolo rituale di pochi minuti, un momento di ascolto. Si sedeva vicino alla finestra, con il buio fuori e le luci dei palazzi che tremavano come stelle artificiali. Chiudeva gli occhi e si chiedeva:
«Oggi ho agito come avrei voluto? Ho rispettato le intenzioni che avevo scritto ieri?»
Poi cercava almeno un successo, anche minuscolo: una mail inviata, una scelta di coraggio, un gesto gentile. Non era un esercizio di giudizio ma di consapevolezza. A volte scopriva dettagli che aveva ignorato tutto il giorno, come righe invisibili che emergono solo sotto la luce giusta.

Il secondo step era Organizzare. Prendeva il suo quaderno consumato – il suo “secondo cervello” – e aggiornava la lista dei progetti in corso. Depennava ciò che aveva fatto, segnalava ciò che restava in sospeso, catturava tutto ciò che rischiava di scivolare via dalla mente. Aveva imparato che non si finisce mai davvero tutto, ma ciò che conta è la chiarezza: sapere cosa è ancora in movimento e dove sta andando. Scriveva così tre priorità per il giorno successivo, un modo per entrare nel mattino senza incertezze.

Il terzo step lo chiamò Transizione.
Perché, alla fine, tutto è vita: non segmenti rigidi, non compartimenti a tenuta stagna, ma un fluire continuo in cui cambiano solo i fuochi dell’attenzione. Luca capì che questo momento non era una chiusura, bensì il passaggio da una dimensione all’altra: dal pensiero orientato all’impegno e al lavoro a una presenza più ampia, rivolta ad altre aree della sua esistenza.
Era il tempo in cui tornare alle relazioni, alla famiglia, ai gesti che nutrono: preparare una tisana, fare due passi sul balcone, leggere una pagina di un libro, chiedere a sua figlia com’era andata la giornata. Non un “finire”, ma uno spostare lo sguardo, un rientrare nella pienezza della propria vita dopo aver attraversato la parte più impegnativa della giornata.

Col tempo, Luca si accorse che quella routine non era più solo un metodo: era diventata la storia che ogni sera raccontava a sé stesso. Un modo per ricordarsi che non serve correre per sentirsi vivi. Serve, piuttosto, fermarsi, ascoltare, riorientarsi e poi muoversi nel mondo con un passo più leggero e uno sguardo più limpido.

E ogni notte, mentre spegneva la luce, sentiva che quei tre piccoli gesti erano la sua forma quotidiana di libertà.

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