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5 segreti delle mente imprenditoriale

di Flavio Bordoni | Dic 5, 2025 | Rebisworld

Quando il treno entrò alla stazione di Porto Alegre, Luca si chiese per l’ennesima volta se non stesse facendo una sciocchezza. Aveva lasciato un lavoro fisso a Milano per un’idea che stava ancora in tre pagine di taccuino: una piattaforma per collegare artigiani italiani e brasiliani, raccontando le loro storie. Nessun business plan patinato, solo appunti a matita e un misto di paura ed entusiasmo che gli toglieva il sonno.

«L’imprenditore mette in pratica», gli aveva detto Geronimo, il coach brasiliano conosciuto in un webinar. «Não é sobre pensar. É sobre fazer.» Non è questione di pensare, ma di fare. Per questo Luca, quella mattina, invece di rimanere a casa a “cercare il momento giusto”, era su quel treno.

Il primo desafio arrivò subito: parlava un portoghese incerto, il suo contatto locale aveva appena cancellato l’appuntamento e il Wi-Fi non funzionava. La sua parte prudente suggeriva di rimandare, “organizzare meglio”, rifare i conti. L’altra, più silenziosa ma ostinata, sussurrava: sfidati oggi, non domani. Così uscì dalla stazione e iniziò a entrare nei piccoli negozi di artigianato, uno dopo l’altro, presentandosi con un sorriso e un accento orrendo.

Vennero più «não, obrigado» che «talvez». Ogni rifiuto gli pungeva l’ego, ma si era promesso una cosa: niente autocommiserazione, solo autoconoscimento. La sera, in ostello, aprì il taccuino e scrisse una mini SWOT… ma su di sé.

Punti di forza: empatia, capacità di spiegare le idee, visione chiara del perché.
Debolezze: paura del giudizio, tendenza a rimandare, zero esperienza internazionale.
Opportunità: mercato in crescita, storie bellissime da raccontare, curiosità reciproca tra Italia e Brasile.
Minacce: concorrenza, budget limitato, il rischio di mollare al primo fallimento.

Guardando quelle quattro caselle capì che il vero progetto, prima della piattaforma, era lui. Se non cambiava lui, non sarebbe cambiato nulla. Mudanzas, si disse. Non solo cambiare Paese, ma cambiare abitudini, modo di pensare.

Il giorno dopo decise di praticare la quebra de paradigma. Fino a quel momento aveva cercato solo “clienti”. Provò a cercare alleati. Entrò in uno spazio di coworking e, invece di fare il pitch come un venditore, iniziò ad ascoltare. Chiese agli altri cosa stessero costruendo. Non giudicava le idee, anche le più strane; si limitava a fare domande. Scoprì che un ragazzo stava creando un’app per tradurre in tempo reale i dialetti regionali, una ragazza voleva salvare ricette di famiglia in video. Nessuno di loro sembrava “utile” al suo business, ma qualcosa si allineò.

«Networking», pensò. Non è scambio di biglietti da visita, è intreccio di visioni. In poche ore aveva tre persone entusiaste all’idea di aiutarlo a testare il prototipo in cambio di supporto sulle loro storie.

Col passare dei mesi ci furono altri muri: il primo sito andò online e nessuno comprò, un partner si tirò indietro proprio quando serviva. I semi cadevano ovunque: molti su terra secca, alcuni tra i rovi di burocrazia e imprevisti. Ogni volta Luca era tentato di dire «non funziona». Ma poi ripensava ai contadini che aveva visto da bambino, piegati nei campi all’alba. Non smettevano di seminare solo perché un raccolto era andato male.

Coragem, si ripeteva. Il coraggio non era non avere paura, ma restare fedele alla propria visao anche quando fuori tutto sembrava smentirla. Continuò a piantare semi: un nuovo video di presentazione, una newsletter in due lingue, una serie di interviste in diretta agli artigiani.

Una sera, rientrando stanco, aprì la mail quasi per abitudine. Tra le newsletter e le notifiche spuntò un messaggio: una piccola catena di negozi in Europa voleva testare i suoi prodotti raccontati “con storie vere”. Non era il traguardo, ma era la prima vera terra buona.

Luca sorrise. Capì che i “5 segreti della mente imprenditoriale” non erano frasi motivazionali, ma gesti ripetuti ogni giorno: sfidarsi anche quando non se ne ha voglia, conoscersi abbastanza da non raccontarsi bugie, rompere i propri schemi, non giudicare né gli altri né se stessi, persistere mentre i semi, invisibili, mettono radici.

Spense il computer. Domani ci sarebbe stato un altro desafio. Ma, per la prima volta, non gli faceva paura.

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