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3 Errori che bloccano il tuo percorso di crescita

di Flavio Bordoni | Nov 22, 2025 | Rebisworld

 

Marco aveva sempre avuto l’abitudine di riempire taccuini. Ogni inizio mese ne apriva uno nuovo, ci scriveva obiettivi, idee, mappe colorate. Era un rituale che gli dava la sensazione di mettersi in moto, anche se poi la maggior parte di quelle pagine restava intatta, come un campo arato ma mai seminato. Una sera, mentre rileggeva le sue stesse parole, avvertì una strana inquietudine: non gli mancava la conoscenza, non gli mancava la motivazione iniziale. Mancava quel ponte misterioso tra ciò che sapeva e ciò che faceva davvero. Si accorse che le sue buone intenzioni erano come promesse mormorate sottovoce, che evaporavano al primo soffio di realtà.

Un giorno uscì a fare una lunga camminata. Il sentiero che attraversava il bosco sembrava diverso rispetto agli anni precedenti: più ripido, più irregolare, quasi volesse metterlo alla prova. E mentre avanzava, gli venne da pensare che anche lui, in fondo, fosse rimasto uguale troppo a lungo. Le stesse abitudini, le stesse precauzioni, la stessa tendenza a preferire ciò che conosceva a ciò che avrebbe potuto scoprire. Si rese conto che la persona che era diventato gli aveva permesso di arrivare fin lì, sì… ma forse non era la stessa persona di cui aveva bisogno per andare oltre. Era come affrontare un sentiero nuovo con la mappa di uno vecchio: utile, ma non sufficiente.

Continuando a camminare, incontrò un tratto fangoso. Cercò di evitarlo, ma non c’era modo di passare senza immergere gli scarponi nel fango. “Una volta sola,” pensò, “poi torno indietro.” Fece un passo, poi un altro, e arrivò dall’altra parte. Ma quando si voltò, vide che il sentiero continuava ancora, e che quel passaggio non era affatto il punto di arrivo che immaginava. Gli venne quasi da ridere: quanto spesso aveva illuso se stesso pensando che bastasse un singolo gesto per sentirsi cambiato? Un primo sforzo non trasforma nessuno, proprio come un raggio di sole non basta a chiamare estate.

Proseguì il cammino un po’ più lentamente, con quella consapevolezza nuova che cresceva in lui senza fanfare. Capì che il sapere non aveva valore se non diventava esperienza, che i vecchi modi non avrebbero aperto porte nuove e che i piccoli passi, ripetuti, erano la vera magia che smuoveva le cose. Non aveva bisogno di dichiararlo a nessuno, nemmeno a se stesso. Gli bastava sentire, passo dopo passo, che stava finalmente procedendo.

Quando uscì dal bosco, il cielo era più chiaro e lui si sentiva stranamente leggero. Non perché avesse raggiunto una meta precisa, ma perché aveva iniziato a camminare davvero. E quella, si rese conto, era già una forma di cambiamento.

 

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