Timidezza

L’emozione di questa settimana è timidezza.
Sto desiderando avere più contatti con le altre persone ma non ci riesco per paura di essere giudicato o rifiutato.
COSA CI SPINGE A FARE?
La timidezza ci fa sentire nervosi e a disagio quando siamo insieme ad altre persone ed abbiamo la sensazione di avere la loro attenzione su di noi perché abbiamo la preoccupazione di essere giudicati.
Ma, se troviamo il coraggio di “farci avanti” e di interagire con gli altri, la timidezza ci è utile perché ci spinge ad essere riservati e ad avvicinarci in modo cauto e gentile.
LA STORIA DI LUCA
C’era una volta un infermiere di nome Luca, che aveva scelto la professione della cura per la sua profonda compassione verso gli altri. Sempre pronto ad aiutare, Luca era apprezzato da colleghi e pazienti per la sua dedizione al lavoro. Tuttavia, aveva un grande ostacolo da affrontare: la sua timidezza.
Fin da quando era bambino, Luca aveva sempre avuto un lato timido. Era quel tipo di timidezza che lo faceva arrossire quando doveva parlare in pubblico o quando qualcuno gli faceva un complimento. Tuttavia, nella sua vita quotidiana, era diventato abile nel nascondere questa timidezza, ma quando si trattava di comunicare con i pazienti e le loro famiglie, la sua timidezza si faceva più evidente.
Luca aveva difficoltà a trovare le parole giuste per comunicare con chiarezza o confortare i pazienti che attraversavano momenti difficili. Si sentiva a disagio nell’avviare conversazioni, specialmente quando doveva fornire cattive notizie o discutere argomenti delicati. Era spesso sopraffatto dall’ansia sociale e questo gli faceva temere di non essere all’altezza del suo ruolo di infermiere.
Un giorno, Luca si trovò a gestire il caso di un paziente anziano di nome Marco. Marco era stato ricoverato per un grave problema di salute ed era visibilmente preoccupato e confuso. La famiglia di Marco era ansiosa e desiderava ricevere informazioni chiare sulla situazione.
Inizialmente, Luca si sentì impacciato, la sua timidezza si faceva sentire più del solito. Tuttavia, si rese conto che poteva utilizzare la sua timidezza a suo vantaggio. Invece di cercare di mascherare la sua timidezza, decise di avvicinarsi a Marco con gentilezza e cautela.
Mentre parlava con Marco e la sua famiglia, Luca ascoltò con attenzione le loro preoccupazioni e domande. Non cercò di riempire il silenzio con parole inutili, ma offrì un ascolto empatico e rispettoso. La sua timidezza si trasformò in un dono quando si trattò di comunicare con sensibilità e gentilezza.
Luca riconobbe che la sua timidezza gli permetteva di essere più consapevole delle esigenze emotive degli altri. La sua comunicazione diventò più autentica e sincera, poiché non cercava di nascondere la sua timidezza ma la usava come mezzo per connettersi su un piano emotivo profondo.
In questa storia, Luca imparò che la sua timidezza, se usata con attenzione e gentilezza, poteva diventare un prezioso strumento per stabilire connessioni significative con i pazienti e le loro famiglie durante momenti difficili. La sua timidezza non era più un ostacolo, ma un dono che contribuiva a rendere il suo lavoro ancora più significativo.
L’UTILITà EVOLUTIVA DELLA TIMIDEZZA
Immagina di far parte di una tribù preistorica insieme alla tua famiglia e ad altri membri. Un giorno vai con la tua tribù ad incontrare un’altra tribù che non avevate mai visto prima. Non conoscete le loro abitudini o il loro modo di vivere.
Quando le tribù si avvicinano, il tuo cuore inizia a battere più forte e ti senti un po’ nervoso. Questa è la tua timidezza che si sta attivando. Anche se sei abituato a parlare con i membri della tua tribù, ti senti a disagio perché non sai se sarai capito o accettato dalla nuova tribù.
La timidezza è una voce nella tua testa che ti dice: “Ehi, aspetta un attimo! Fermiamoci a osservare. Non conosciamo queste persone. Vediamo un po’ cosa succede qui prima di aprirci troppo! Stiamo un po’ in guardia per vedere se sono amichevoli o no.”
La timidezza in questo caso è utile perché ti fa essere cauto e rispettoso nell’interazione con gli estranei. Ti fa pensare prima di parlare o agire, perché vuoi fare una buona impressione senza causare problemi. Anche se ti senti un po’ insicuro, la timidezza ti aiuta a evitare situazioni che potrebbero portare a conflitti o malintesi.
Con il tempo, quando le due tribù inizieranno a conoscersi meglio, la timidezza potrebbe diminuire. Ma inizialmente, ti aiuta a comportarti con prudenza e rispetto, assicurandoti che l’incontro con l’altra tribù avvenga nel miglior modo possibile.
Questo ha permesso meno scontri tra tribù ed ha contribuito a far evolvere le società.
APPROFONDIAMO
Il termine “timidezza” deriva dal verbo latino “timère” che vuol dire “temere, avere paura”.
Il significato di paura si è ristretto ai rapporti sociali. Quindi la persona timida è una persona che è eccessivamente riservata e incline a sentirsi in soggezione nelle relazioni con gli altri. La timidezza è una sensazione di inadeguatezza nelle situazioni sociali.
La persona avrebbe piacere ad avere maggiori relazioni con gli altri ma non ci riesce per paura di essere giudicato o rifiutato.
Questa paura, distorce ed esagera emozioni utili come riservatezza, delicatezza e dubbio e le trasforma in esitazione, ritrosia, impaccio, ansia e disagio nel pensare di interagire con gli altri e questo ci blocca. Provoca emozioni come imbarazzo e nervosismo quando si deve parlare con persone sconosciute, quando ci si trova in situazioni sociali nuove o quando ci si sente al centro dell’attenzione. Ci si sente incerti su come comportarsi e si tende ad isolarsi e ad evitare le interazioni con gli altri.
La timidezza è un blocco che ci impedisce di comportarci in modo naturale.
Ci sentiamo incomodi e goffi. Così, per paura di sbagliare, smettiamo di parlare, di muoverci… e cerchiamo di passare inosservati.
Ma è anche utile perché ci aiuta a stare attenti e adattarci meglio alle nuove situazioni perché ci aiuta a osservare e ascoltare attentamente per capire meglio quello che sta accadendo intorno a noi.
La timidezza ci induce a focalizzarci su noi stessi per tenere sotto controllo ciò che potrebbe essere criticato dagli altri e questo ci porta ad un atteggiamento che appare remissivo o inibito. (Agiamo sempre con la preoccupazione di fare qualcosa di sbagliato)
Questo rende difficile fare nuove amicizie ma se troviamo il coraggio di parlare con un’altra persona, nonostante la timidezza, spesso riusciamo a lasciare una buona impressione perché la timidezza ci rende più attenti agli altri e a cercare di evitare conflitti. Questo si traduce in un comportamento gentile che può contribuire a relazioni positive e al rispetto reciproco.
Questa emozione può influenzare le azioni e le scelte di una persona. Chi è timido potrebbe evitare eventi sociali o addirittura cercare di passare inosservato.
La timidezza può anche rendere difficile per la persona esprimere le proprie opinioni o farsi avanti in situazioni di gruppo.
La timidezza può rendere difficile esprimere le proprie opinioni, idee o sentimenti in modo chiaro e diretto. Ma, dall’altro lato, ci rende più propensi ad ascoltare attentamente e a cogliere dettagli e informazioni importanti che altre persone potrebbero non notare.
Le persone timide possono essere selettive nella scelta delle persone con cui stringono amicizia. Questo approccio può portare a relazioni più autentiche e durature.
Cosa prova una persona timida?
Immagina di essere invitato a una festa di compleanno di un tuo amico, ma non conosci bene le altre persone che saranno presenti. Quando arrivi alla festa, potresti sentirti un po’ timido perché non sai come saranno le altre persone e ti chiedi se riuscirai a fare amicizia con loro. Quindi, invece di lanciarti subito allo sbaraglio, potresti prenderti un po’ di tempo per osservare come si comportano gli altri e cosa stanno facendo. Questo ti aiuta a capire meglio la situazione e a sentirti più a tuo agio prima di iniziare delle conversazioni. La tua timidezza ti sta guidando a fare un passo alla volta per conoscere meglio gli altri e sentirti più sicuro nella nuova situazione.
Arrossisce quando uno sconosciuto le rivolge la parola, si sente intimorita di fronte al capo o si blocca di fronte a una ragazza o a un ragazzo che le piace e non riesce a spiccicare parola. Le persone timide hanno difficoltà ad incontrare altre persone ed avviare una conversazione con loro, a creare amicizie ed innamorarsi.
Oltre il classico manifestarsi di un rossore del viso, la persona timida tende ad avere un aumento della sudorazione, battito cardiaco accelerato, difficoltà a parlare chiaramente e ad avere posture goffe. Generalmente evita il contatto visivo con gli altri, si esprime con frasi brevi e cerca di non attirare troppo l’attenzione.
Ma la timidezza spinge anche le persone a riflettere prima di agire o parlare. Questa natura riflessiva può portare a decisioni più ponderate e a una maggiore consapevolezza delle conseguenze delle proprie azioni. Inoltre la timidezza può riflettere una certa umiltà o rispetto per gli altri. Ad esempio, una persona potrebbe essere timida nel parlare delle proprie realizzazioni perché non vuole sembrare presuntuosa.
La timidezza è come una specie di amico che ci sussurra all’orecchio quando siamo in posti nuovi o con persone che non conosci bene e che ci aiuta a fare una pausa e a pensare prima di agire, proprio come quando guardi la strada prima di attraversare.
Ma questa “voce interna” che ci sussurra all’orecchio può diventare un nemico se abbiamo l’atteggiamento mentale sbagliato! Infatti sono i nostri pensieri e le nostre convinzioni che contribuiscono maggiormente ad avere determinate emozioni e all’uso che ne facciamo.
Se siamo convinti che faremo una figuraccia in pubblico o che sicuramente diventeremo rossi in volto e ce lo faranno notare, stiamo già alimentando la nostra paura ed attivando una timidezza che non ci è utile.
Inizieremo ad interpretare quello che ci succede con dei “pensieri viziati” e più specificamente con dei bias bias attentivi e cognitivi. I bias attentivi si riferiscono a come la nostra mente si concentra su determinati aspetti o dettagli, mentre i bias cognitivi riguardano come interpretiamo e valutiamo in modo distorto le informazioni che riceviamo. Ad esempio ci fanno un complimento e noi pensiamo che sia ironico.
Concentriamo l’attenzione sui nostri eventuali errori e siamo eccessivamente negativi su come si svolgerà la situazione. Questo ci spinge a sviluppare un’immagine negativa di noi e a dubitare delle nostre capacità.
Questo fa sì che non siamo spontanei e che tendiamo a sederci in silenzio nell’angolo più lontano dalle altre persone.
Ma sai una cosa?
È normale sentirsi così qualche volta, e molte persone lo provano, specialmente quando si è giovani perché si ha meno esperienza.
Però possiamo cambiare le nostre convinzioni ed abbracciare l’idea che la timidezza può essere una risorsa. Se lo facciamo, aumenteremo la fiducia in noi stessi perché la timidezza ci fa essere più introspettivi e più consapevoli di noi stessi. Saremo più abituata a comunicare con la nostra voce interiore. Col tempo, impareremo non solo a sentirci più sicuri con noi stessi ma saremo in grado di sentirci meglio anche con gli altri.
Questo cambio di convinzione lo possiamo aiutare riflettendo sui seguenti diritti che ogni persona ha:
Il diritto ad essere rispettati solo per il fatto di esistere.
Il diritto ad essere unici, diversi e specifici. Questo include:
Il diritto di non sapere tutto. Ognuno di noi è unico ed ha cose che non sa e cose che invece sà. Avere consapevolezza che il nostro insieme di capacità è unico e che l’altro può comunque apprendere qualcosa da noi.
Il diritto di non dover piacere a tutti. Anzi quello di dover non piacere a qualcuno.
Il diritto di essere autonomo e indipendente. Questo include:
Il diritto di imparare a fare le cose da solo.
Il diritto di cambiare opinione, di ricredersi su qualcosa, qualcuno.
Il diritto di sbagliare.
Il diritto di scegliere e formarsi i suoi gusti.
La prossima settimana troverete una nuova emozione. Mi raccomando, non siate timidi e fatelo sapere anche ai vostri amici. 🙂
Per oggi è tutto.
A presto e alla prossima.